Dimmi cosa mangi… (sulla spiaggia) e ti dirò chi sei!

ondaEbbene si ce l’ho fatta! Anche quest’anno, nonostante il trasloco (come è noto uno dei primi motivi di stress), sono al mare, tra ombrelloni, sedie a sdraio, e asciugamani variopinti da fare invidia a Copacabana. Ma siamo a pochi chilometri da Bari e il mio divertimento preferito è osservare il comportamento del barese purosangue (ma anche di provincia) sulla spiaggia. Una delle cose più caratteristiche è sicuramente il cibo. Cosa porta il barese “al mare” da mangiare? Ad ognuno il suo, ed io, per puro divertimento, ho stilato la mia personalissima classifica.

7° I TARALLINI: questo è il pasto tipico della coppia 50 enne perché in spiaggia non bisogna appesantirsi, e quindi meglio solo due tarallini bolliti all’extravergine per spezzare la fame. Un pò fissati per i prodotti di qualità li comprano esclusivamente dal panificio di fiducia, dalla salumeria ricercata (che se li fa arrivare ogni giorno da Locorotondo “apposta-apposta”), o, al massimo da Eataly. Da bere solo una bottiglietta di acqua rigorosamente liscia. E poco importa se i due tarallini diventano due…chili e 2000 calorie!

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6° FRUTTA FRESCA: sono in genere le ragazze sempre a dieta a preferirla. All’ora di pranzo (le tre di pomeriggio, visto che a mare prima di mezzogiorno non si va), tirano fuori dallo zainetto una micro borsa termica, con un micro contenitore, con una micro razione di frutta che, non si sa come, consente di saziarle fino a notte inoltrata quando, forse, ceneranno… con un cocktail di frutta! Qualche volta in questa categoria, rientra anche il 40 enne “giovanile” (cosa si intende poi con questo termine boh? ), magari separato, a caccia della seconda possibilità. La differenza è che quest’ultimo non arriva alla sera… non arriva neanche a casa: sulla strada del ritorno si ferma necessariamente a far benzina e si rimpingua di dolci all’autogrill!

5° L’INSALATA DI RISO: questo è il piatto tipico della famiglia “fine”. Generalmente composta da padre, madre e due figli. Magri, biondi, un pò emaciati, mai abbronzati perchè la regola è: si arriva a mare alle 8:00, si fa il bagno a digiuno, ci si ricopre di crema solare minimo 50 e si pranza alle 11:00. La mamma tira fuori dalla borsa frigo una serie di contenitori di diverse dimensioni, e distribuisce ad ognuno la giusta porzione già dosata di una tristissima insalata di riso (magari condita con quelle orribili miscellanee già pronte). Alle 12, puntuali, si va via perchè il sole “fa male”.

focacca4° FOCACCIA E MORTADELLA: è l’abbinamento tipico della comitiva di ragazzi, con la variante dell’aggiunta di provolone (ma c’e sempre quello che non mangia formaggi),  naturalmente accompagnati da una “birrozza” ghiacciata, ovviamente Peroni!

3° IL PANINO CON LA FRITTATA o ( variante di lusso!) con la cotoletta: è il pranzo tipico dei nonni con i nipoti. E chi l’ha provato non può dimenticare il sapore di questo meraviglioso panino che, preparato con amore la mattina, quando in casa insieme all’odore di caffè aleggiava già quello di frittura, conservato avvolto nel tovagliolino di carta e (solo in epoca più recente), nella stagnola, arrivava all’ora di pranzo (generalmente verso le due quando ti devi mettere sotto l’ombrellone perché il sole “ammena”), freddo e completamente impregnato di olio di frittura (per fortuna il nostro extravergine). Una “mappazza” incredibile, ma dopo che avevi atteso quella prelibatezza dalle 8, ti sembrava la cosa più buona del mondo! Ovviamente dovevano passare almeno 3 interminabili e cocenti ore prima di digerirlo e poter fare il bagno del pomeriggio.

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2° PATATE, RISO E COZZE: è la “tiella” barese d’eccellenza. Piatto difficilissimo in realtà, ma del quale esistono numerosissime versioni, tante quante le persone che affermano: “come la faccio io non la fa nessuno!”. Questo piatto è tipico della famiglia allargata, (nel senso di zie, cognate, nonne, cugine), dove c’è sempre qualcuno convinto che è un piatto leggero da mare, anche se di solito al momento di gustarlo, il riso si è completamente sfatto, la patata fredda si è indurita, le cozze sono inesistenti, è troppo salata o troppo dolce, e la cipolla ti rimane sullo stomaco fino a sera. Insomma una vera schifezza. Ascoltatemi, la “tiella” mangiatela a casa, appena fatta e un po’ tiepida!

E veniamo al top! Al primo posto non può assolutamente mancare:

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1°: LA PASTA AL FORNO. Questa è la pietanza tipica che la domenica, la famiglia-tribù barese DEVE portare “al mare”! Se volete godervi un vero spettacolo basta svegliarsi un po’ prima la mattina, arrivare presto sulla spiaggia, cercare un bel posticino e avere cura di lasciare un ampio spazio vicino (circa 30 mq. possono bastare!). A breve vedrete arrivare la tipica famiglia-tribù super attrezzata. Impossibile non riconoscerla: i componenti arrivano in fila indiana, il capo branco guida il gruppo e decide dove fissare l’accampamento. Seguono gli zii, i figli più grandi , le donne, una decina di bambini di ogni età, e la nonna! Identificato il posto giusto, generalmente davanti a qualche malcapitato solo in spiaggia, in 10 minuti montano una quantità infinita di gazebo, ombrelloni, tavolini e sedie “apri e chiudi”, sedie a sdraio, spiaggine, canotti, materassini, salvagenti, isole gonfiabili con palme, coccodrilli. Non possono mancare il pallone, i racchettoni, le bocce, una quantità infinita di secchielli e palette, e le carte da gioco: francesi per il burraco pomeridiano dei grandi e “napoletane” per accontentare i bambini e la nonna! Contando circa una trentina di persone tra adulti e bambini (numero ridotto perché qualcuno non è potuto venire) la famiglia-tribù è attrezzata anche con almeno una decina di mega frigoriferi per le bevande e 4 o 5 borse termiche per “le cose calde”.

L’ora di pranzo è preceduta dalle frasi “maaaa’ io tengo fame” , “aspè che è ancora presto” e “meh! dagli da mangiare al bambino” (generalmente un maulone di 15 anni e 80 chili!). Solo a questo punto verranno tirate fuori le mitiche teglie di pasta al forno e scatterà la gara di: “assaggia quella della zia che è più buona”! In realtà il pranzo della famiglia-tribù deve essere necessariamente preceduto da una assaggio di polpo crudo pescato dal figlio maggiore ed arricciato rigorosamente sul posto dal capofamiglia, e da 4 o 5 ricci vuoti (perchè non è periodo) pescati dallo zio. Se poi qualcuno ha portato pure “due brasciole” per gradire, come dire di no? Poi magari la commara si offende…Tutto il pranzo viene innaffiato da abbondante birra, coca cola e aranciata. E si conclude con una bella fetta di anguria (lasciata a raffreddare nell’acqua di mare, in una busta attaccata allo scoglio) e l’immancabile caffè freddo fatto ghiacciare nella bottiglia di plastica la sera prima e sciolto sotto il sole. Cosa vuoi di più dalla vita? Vi prego l’amaro proprio no! Naturalmente per digerire questo leggerissimo pranzo (ricordiamoci sempre che siamo sulla spiaggia in pieno agosto e ci sono circa 40 gradi), altro che le tre ore canoniche ci vogliono!!! Ma non pensiate che sia finita qui? Un gelato il pomeriggio non c’è lo vogliamo fare?

polpo

RICCI-DI-MARE_buonaInsomma, a parte gli scherzi, sulla spiaggia, alla fine, ci si può portare di tutto (o quasi), basta attrezzarsi a dovere e avere la ricetta giusta

(alcune le trovate, o le troverete a breve,  sul mio blog “nel piatto e nel bicchiere”), e se proprio avete bisogno di una mano, potete sempre chiamare la vostra

“Zia” Anna

(laziaadomicilio@gmail.com)

LA PASTA E FAGIOLI: una citazione a parte merita questo piatto che è legato ai miei ricordi d’infanzia. Mio padre era un civile dell’aeronautica e la nostra spiaggia è sempre stata quella gestita dal Cral, inizialmente divisa tra “zona civili” e “zona militari”. L’area destinata alla mensa però era in comune e lì, sotto le tettoie fatte di “fresche frasche”, ogni famiglia faceva sfoggio delle sue prelibatezze. E non di rado mia madre, convinta da mio padre che li adorava, anche in pieno agosto tirava fuori la pignatta di fagioli ancora caldi, aggiungeva i cavatelli fatti in casa che, nonostante la cottura, rimanevano belli callosi, e dopo aver inondato il tutto con abbondante olio extravergine di oliva, mescolava e serviva. Io un po’ me ne vergognavo lo confesso, e ammiravo invidiosa le paste fredde e colorate delle altre famiglie. Ma quando gli amici di mio padre a rotazione, cominciavano a chiedere : “Colin c’ si portàt le fasùl?” (Nicola hai portato i fagioli?), e accettavano di buon grado l’assaggio che mio padre generosamente distribuiva, pensavo che, nonostante i 40 gradi esterni, pasta e fagioli ha sempre un suo perchè… Ma questa ricetta, magari, è meglio che ve la racconti questo inverno!